venerdì 16 giugno 2017

Il labirinto degli spiriti - Carlos Ruiz Zafon

L’anno in cui Alicia Gris arrivò a Madrid, il suo mentore e burattinaio, Leandro Montalvo, le insegnò che chiunque aspiri a conservare il senno ha bisogno di un posto nel mondo in cui possa e voglia perdersi. Questo posto, l’ultimo rifugio, è una piccola dépendance dell’anima in cui, quando il mondo naufraga nella sua assurda commedia, ci si può sempre chiudere perdendo la chiave. Una delle abitudini più irritanti di Leandro era quella di avere sempre ragione. Con il tempo, Alicia finì per arrendersi all’evidenza e decise che forse era giunto il momento di trovare il proprio rifugio, perché l’assurdità del mondo aveva smesso di sembrarle una commedia occasionale per trasformarsi in una routine. Per una volta il destino volle darle una buona mano di carte. Come tutti i grandi incontri, avvenne quando meno se lo aspettava.
 

«Le certezze confortano, ma si impara solo dubitando. Un’altra cosa. Verrà il giorno in cui lei avrà bisogno di frugare dove non deve e di smuovere il fondo di qualche torbido stagno. Lo so perché lei non è la prima né l’ultima che passa da queste parti con la stessa ombra negli occhi. E quando arriverà quel giorno, perché arriverà, sappia che questa casa nasconde molto di più di ciò che appare e che persone come me vanno e vengono, ma c’è qualcuno qui che forse qualche volta potrebbe esserle utile.»

Per lo più, noi mortali non arriviamo a conoscere il nostro vero destino: semplicemente, ne veniamo investiti. Quando alziamo la testa e lo vediamo allontanarsi lungo la strada, è già troppo tardi, e il resto del cammino dobbiamo percorrerlo sul ciglio di quelle che i sognatori chiamano la maturità. La speranza è soltanto la fede che quel momento non sia ancora giunto, che riusciremo a vedere il nostro vero destino quando si avvicinerà e potremo saltarvi a bordo prima che l’opportunità di essere noi stessi svanisca per sempre e ci condanni a vivere di vuoto, rimpiangendo ciò che doveva essre e non è mai stato.
 

Leandro studiò il volto pallido e computo dall’altra parte dello specchio. Ariadna emanava quel profumo delle anime a pezzi che si sono perse lungo la strada e credono di andare da qualche parte. L’aveva sempre affascinato il fatto che, se si sapeva leggere il linguaggio degli sguardi e del tempo, si poteva indovinare in un viso l’aspetto del bambino che era stato, e assaporare il momento in cui il mondo vi aveva conficcato il suo dardo avvelenato, e il suo spirito aveva iniziato a invecchiare. Le persone erano come i burattini o i giocattoli a molla, tutti avevano un meccanismo nascosto che permetteva di muovere i loro fili e di farli correre nella direzione desiderata.
 

Non ci si rende conto del vuoto in cui si è lasciato passare il tempo finché non si vive davvero. A volte la vita, non i giorni bruciati, è solo un istante, un giorno, una settimana o un mese. Sai di essere vivo perché fa male, perché all'improvviso tutto importa e perché quando quel breve istante finisce, il resto della tua esistenza si trasforma in un ricordo a cui cerchi invano di tornare finché ti resta fiato in corpo. Per me, quel momento sono state le tre settimane abbondanti che ho passato in quella villa di fronte al mare in compagnia di David. Dovrei dire in compagnia di David e delle ombre che lui aveva dentro e che convivevano con noi, ma allora non mi importava. L'avrei accompagnato all'inferno se me l'avesse chiesto e suppongo che, a mio modo, ho finito per farlo.
 

Daniel si limitò ad annuire di nuovo. Sempere osservò il figlio, che da giorni era assorto in se stesso. Daniel di portava dentro un mondo di assenze e di silenzi in cui non era mai riuscito ad entrare.
 

«Questo posto é un mistero, Julian. Un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi, ha un'anima. L'anima di chi l'ha scritto, e l'anima di coloro che l'hanno letto e hanno vissuto e sognato con lui. Ogni volta che un libro cambia di mano, ogni volta che qualcuno fa scivolare lo sguardo sulle sue pagine, il suo spirito cresce e si rafforza. [..] Quando una biblioteca scompare, quando una libreria chiude le porte, quando un libro si perde nell'oblio, noi che conosciamo questo luogo, i guardiani, ci assicuriamo che arrivi qui. In questo posto, i libri che nessuno ricorda più, i libri che si sono perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa di giungere un giorno fra le mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito. In negozio noi li vendiamo e li compriamo, ma in realtà i libri non hanno un padrone. Ogni libro che vedi qui è stato il miglior amico di qualcuno. [..]»