sabato 29 ottobre 2016

Grey’s Anatomy

Alla fine del giorno la fiducia è una cosa misteriosa. Appare improvvisamente, quando meno te lo aspetti. E un giorno ti accorgi che la favola è leggermente diversa da come l’avevi sognata. Il castello beh, potrebbe non essere un castello. E non è tanto importante che la felicità sia eterna, ma che si possa essere felici al momento. Perchè una volta ogni tanto, una volta può capitare che le persone ti sorprendano.
Una volta ogni tanto le persone possono anche toglierti il fiato.


Forse ci piace soffrire. Forse è proprio nella nostra natura. Perchè senza sofferenza, non so… forse non ci sentiremmo reali.
Com’è quel detto?!.. Perchè continuo a farmi del male?.. perchè è meraviglioso quando smetto di farlo.


A un certo punto devi prendere una decisione. I confini non tengono fuori gli altri, servono solo a soffocarti. La vita è un problema e noi siamo fatti così, quindi puoi sprecare la tua vita a tracciare confini oppure puoi decidere di vivere superandoli. Ma ci sono dei confini che è decisamente troppo pericoloso varcare.

Però una cosa la so, se sei pronto a correre il rischio la vita dall’altra parte è spettacolare.


L’uccellino mattiniero acchiappa il verme. Chi ha tempo non aspetti tempo. Colui che esita è perduto. Non possiamo far finta che non ci sia stato detto, abbiamo sentito i proverbi, abbiamo sentito i filosofi, abbiamo sentito i nostri nonni che ci ammonivano sullo spreco del tempo, abbiamo sentito i poeti maledetti che ci spingevano a prendere al volo il momento, però qualche volta dobbiamo cavarcela da soli. Dobbiamo compiere i nostri errori, dobbiamo imparare sulla nostra pelle. Dobbiamo spazzare le possibilità dell’oggi sotto il tappeto del domani, fino a che non potremo più farlo, fino a che finalmente non comprenderemo da soli quello che voleva dire Benjamin Frenklin. Che cercare risposte è meglio che farsi domande, che stare svegli è meglio che dormire, e anche il più terribile fallimento, anche il peggiore, il più irrimediabile degli errori è di gran lunga preferibile a non averci provato.

 
Negli ospedali dicono che lo sai. Sai quando stai per morire. Alcuni medici dicono che è un velo negli occhi dei pazienti. Altri dicono che è un profumo, l’odore della morte. Altri ancora credono che sia una sorta di sesto senso. Quando la morte ti si sta avvicinando la senti arrivare.


Qualunque cosa sia fa paura, perché anche se lo sai che cosa puoi farci? Scaccia il pensiero della paura dalla tua mente.
Se uno sapesse qual è il suo ultimo giorno..che cosa vorrebbe fare?


Tutti noi passiamo attraverso la vita come elefanti in una cristalleria. Graffiamo qui, rompiamo lì, facendo del male a noi stessi, ad altre persone..
Il problema è trovare il modo di riparare alle ferite che abbiamo inferto, o che qualcuno a inferto a noi.
A volte il dolore ci coglie di sorpresa.. ..a volte pensiamo di poter riparare al danno.. ..e a volte il danno è qualcosa non riusciamo neanche a vedere.


Alcune guerre finiscono con una vittoria totale e assoluta, alcune guerre finiscono con un’offerta di pace, e alcune guerre finiscono con la speranza, ma tutte queste guerre non sono niente paragonate alla guerra più spaventosa di tutte, quella che devi ancora combattere.


Con il favore delle tenebre, le persone fanno cose che non farebbero mai alla luce del sole. Le decisioni sembrano più sagge, le persone si sentono più audaci. Ma quando sorge il sole, devi prenderti la responsabilità per ciò che hai fatto nelle tenebre. E guardarti sotto la luce fredda e spietata del sole.


Galileo Galilei

Non puoi insegnare niente a un uomo,
puoi solo aiutarlo a trovare le cose dentro se stesso.

Moulin Rouge

La cosa più grande che tu possa imparare:
è amare e lasciarti amare.

Il piccolo principe - Antoine De Saint-Exupéry

Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano.


È molto più difficile giudicare se stessi che gli altri.


Mi domando se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua.


Non si vede che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi.




Capitolo 21

In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo..."
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino..."
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono così triste..."
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomestica".
"Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
"Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe.
"Che cosa vuol dire <addomesticare>?"
"Gli uomini" disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. È molto noioso! Allevano anche delle galline. È il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
"No", disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "<addomesticare>?"

"È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire <creare dei legami>..."
"Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo".
"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato..."
"È possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra..."
"Oh! non è sulla Terra", disse il piccolo principe.
La volpe sembrò perplessa:
"Su un altro pianeta?"
"Si".
"Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?"
"No".
"Questo mi interessa. E delle galline?"
"No".
"Non c'è niente di perfetto", sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua idea:
"La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano..."

La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
"Per favore... addomesticami", disse.
"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"
"Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino..."
Il piccolo principe ritornò l'indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. 
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti".
"Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe.

E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "... piangerò".
"La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."
"È vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"È certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
Poi soggiunse:
"Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto".
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa".
E ritornò dalla volpe.
"Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"È il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.

"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."
"Io sono responsabile della mia rosa..." ripeté il piccolo principe per ricordarselo.