venerdì 21 ottobre 2016

Il gusto proibito dello zenzero - Jamie Ford

Quello che suo figlio Marty non aveva mai capito fino in fondo era che nella vita di Henry c’era un buco a forma di Ethel e che, senza di lei, lui avvertita solo il refolo della solitudine, freddo e tagliente, e gli anni che sgocciolavano via, come il sangue da una ferita che non si rimargina mai.

Prese il piccolo blocco di schizzi dalle mani di suo figlio e girò le pagine. Schiacciati tra due fogli c’erano dei fiori di ciliegio, vecchi e seccati, scuri e fragili. Frammenti di qualcosa che un tempo era stato pieno di vita.

Che importanza aveva? Lui l’aveva imparato tanto tempo prima: la famiglia non ha niente a che vedere con la perfezione.

Le falene svolazzano nella luce della veranda, e andavano a sbattere contro la lampadina con un breve rumore secco, attirate inesorabilmente da qualcosa che non avrebbero mai potuto avere.

«Adesso, mi sa che capisco. Non importa quando bella sia una casa, conta solo sentire di esserci, a casa».

Forse per l’aria distratta, nostalgica. Sono sentimenti che non si possono nascondere a lungo a chi ci guarda veramente. Tuttavia, la madre di Henry ubbidiva al marito, e Henry adesso era solo. Tutto questo è successo per te, si disse. Vorrei poter pensare a qualche altra cosa - a qualche altra persona – ma non ci riesco. È questo l’amore? «Come potrei mai dimenticarti?» le chiese.

Sapeva riconoscere la morte quando la vedeva piazzata là, in attesa. Avendo sentito, a suo tempo, come cambiava il respiro di Ethel, aveva capito cosa si stava avvicinando. Così, andando a trovare l’amico negli ultimi tempi, si era reso conto che la fine era vicina.

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